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Istituto Valenciano di Arte Moderna - panoramica

Dentro il contemporaneo: l’Instituto Valenciano de Arte Moderno di Valencia

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Non sbagliatevi. Nonostante l’eleganza antica della Llotja de la Seda, l’esuberanza della cattedrale e la bizzarria liberty del mercato centrale, la pelle di Valencia è inequivocabilmente moderna. Sopra un cuore medievale, lo stratificarsi delle concezioni urbane del XXI secolo hanno trasformato la città gotica in un involucro alla Star Wars che ha visto sfidarsi architetti e urbanisti del calibro di Santiago Calatrava e Norman Foster per rimanere ai più noti. Non ci si stupisce dunque di trovare qui uno dei centri più importanti di tutta la Spagna relativamente alla valorizzazione dell’arte contemporanea: l’Instituto Valenciano de Arte Moderno (IVAM).

La collezione dell’Instituto Valenciano de Arte Moderno

L’Instituto Valenciano de Arte Moderno è nato nel 1985 proprio con l’obiettivo di studiare e comunicare l’arte dal Novecento. Oggi il museo si compone di sette gallerie e 11.322 opere che spaziano dalla scultura alla pittura, il disegno, la fotografia, il linguaggio video e delle installazioni fino a toccare l’immaterialità della performance. Non soltanto vi sono rappresentate tutte le correnti artistiche della nostra epoca, ma si dà spazio anche a diverse aree geografiche e contesti culturali, senza trascurare il panorama locale.

Il visitatore può risalire dunque lungo il corso del secolo breve rivivendo parte del dibattito sulle pratiche espressive. Osservando le sue pareti potrete ammirare il lavoro di autentici maestri del XX secolo come Paul Klee, Robert Rauschenberg, Alexander Calder o Francis Picabia, tanto per cominciare. Potrete poi approfondire la conoscenza della carriera artistica di Julio Gonzales, alla cui produzione è dedicato il centro omonimo che dal 1989 custodisce le sculture di questo pioniere della scultura in ferro insieme alla produzione di Ignacio Pinazo: l’impressionista di Valencia.

Ma al di là dei singoli lavori custoditi all’IVAM, uno dei suoi pregi maggiori risiede nel concept del percorso espositivo, che permette anche a un neofita di scoprire in quanti personalissimi modi gli artisti si siano confrontati con temi portanti per l’umanità. Il risultato, inevitabile, sarà l’innamorarsi di questo spazio espositivo.

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Julio Gonzales, foto Giorni Rubati

Astrazione analitica

Si comincia con la galleria dedicata alla deflagrazione iconoclasta dell’astrazione: all’Instituto Valenciano de Arte Moderno infatti si ha il piacere di ammirare una delle raccolte più eloquenti sulle avanguardie del primo Novecento, che annovera i geometrismi di Naum Gabo e Nicolas Pesvner dalla Russia, il gioco del colore di Frantisek Kupka, gli studi algebrici di László Moholy fra gli altri.

Poetiche sognanti e Dada

Il viaggio continua nell’irriverenza ironica del Dadaismo e del Surrealismo. Qui, a fare da apripista, sono alcune opere seminali del movimento quali quelle di Man Ray, Kurt Schwitters e naturalmente Marcel Duchamp. Sono queste bombe ad orologeria che ci guidano fino ad incontrare gli artisti che oggi hanno fatto tesoro di quel pensiero e lo ripropongono in chiave moderna.

Il gesto e la forma

La terza importante sezione ci porta quindi a tu per tu con alcuni maestri dell’Informale, corrente a cui la Spagna ha contributo con grandi opere. Ecco quindi sfilare davanti ai nostri occhi i lavori di Antoni Tàpies, Eduardo Chillida, Antonio Saura a diretto confronto con il meglio della produzione internazionale della loro epoca: il graffio urlante di di Arnulf Rainer e Franz Kline o i pigmenti onirici di Karell Apparrel e Adolf Gottlieb, per esempio.

Ai confini della contemporaneità

Se queste prime sezioni consentono un ripasso di quegli smottamenti concettuali che hanno determinato lo svolgersi dell’arte nel XX secolo, ecco che a partire dal quarto segmento e a proseguire nel quinto e nel sesto, si scopre l’oggetto d’analisi delle opere visive dei tempi a noi più vicini: la realtà (Reality and its chronicles), lo, spazio (Urban Cartography), l’io (Individual mithologies) e la tecnologia (Contemporaneities). Ed è questa, a ben vedere, la parte più riuscita del museo. Spostandosi fra il sarcasmo dolente di George Grosz, le endoscopie mute di Bruce Nauman o le narrative elettroniche di Gary Hill, si comprende finalmente infatti che l’arte non sia solo un codice di rappresentazione del mondo intorno a noi ma piuttosto uno strumento di conoscenza e, alle volte, di elevazione spirituale. Questo è il fine ultimo dell’Istituto che si pone lontano dall’ottica dei musei acchiappa-turisti e dall’esaltazione del singolo capolavoro per mostrarci invece quanto non siano importanti le singole parole, ma il discorso nel suo fluire.

Facciata dell'Istituto Valenciano di Arte Moderna, foto di Juan García
Facciata dell’Istituto Valenciano di Arte Moderna, foto di Juan García

L’Instituto Valenciano de Arte Moderno: oltre il museo, le attività

L’Instituto Valenciano de Arte Moderno è un ottimo spazio polivalente in cui godere anche di mostre temporanee di alto livello, con una speciale attenzione alle avanguardie, la fotografia e gli audio-visivi; vi si tengono workshop per giovani creativi e seminari, laboratori per le famiglie ed eventi. Un posto, insomma, in cui l’arte è partecipata e vissuta e diviene linfa per il tessuto locale.

Se dunque amate i luoghi veri, lontano dai bus turistici, l’IVAM è ciò che fa per voi: forse non un museo per tutti, ma, senz’altro, un carico di suggestioni per chi non si accontenta della copertina.

Instituto Valenciano de Arte Moderno (IVAM)
Carrer de Guillem de Castro, 118
46003 Valencia

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