Viaggio in Nepal alla scoperta della storia e della cultura nepalese, una cultura racchiusa fra le più alte vette del mondo. Visitare la Valle di Kathmandu è un’esperienza profonda, che tocca le corde più sensibili dei visitatori. La vita quotidiana è intrisa di tradizioni e riti religiosi, molto sentiti soprattutto nei centri più importanti di questa valle: la capitale, Kathmandu, e le due città reali poco distanti, Patan e Bhaktapur.
Kathmandu, città di contraddizioni e sacralità
Atterrare a Kathmandu e tuffarsi nel vortice della capitale è un tutt’uno. La città è un movimento fervente che attira verso il centro, alla scoperta della piazza più nota ai viaggiatori, Durbar Square. Circondata da palazzi storici, la piazza stupisce per la sua forma non lineare: tutto il centro storico in realtà ha un’urbanistica apparentemente scombinata, nella quale gli edifici creano viuzze e piccoli spiazzi in una matassa irregolare.
Nel centro di Durbar Square, Jagannath Mandir è uno dei templi che attira maggiormente i visitatori. Costruito nel XVI secolo, il tempio più antico della piazza è noto per le incisioni erotiche scolpite sui pilastri che sostengono il tetto inferiore. Secondo alcuni, gli atti sessuali di queste incisioni rappresentano il cammino tantrico verso l’illuminazione.
Proseguendo verso nord fra vie stipate di negozi e bancarelle, in dieci minuti si raggiunge la più grande stupa del centro di Kathmandu, Kathesimbhu.
Costruita nel centro di una bella piazza, Kathesimbhu è una replica “in miniatura” della grande stupa Swayambhu, a circa due chilometri dalla zona di Thamel.
Kathesimbhu è il luogo in cui si recano in pellegrinaggio le persone anziane o quelle che per motivi di salute che non possono raggiungere Swayambhu, che si erge in cima ad una collina.
Intorno a Kathesimbhu, circondati da piccioni che svolazzano e nuvole che corrono veloci, si sente echeggiare il mantra Om Mani Padme Hum, il mantra più diffuso del Buddhismo tibetano.
Il contrasto fra questi luoghi sacri e il fermento della città è sorprendente e spesso repentino. Fra le vie congestionate di Kathmandu, non è raro scorgere altarini o statue ornate con fiori e polveri religiose. Al loro passaggio, gli induisti non mancano mai un tocco sulla statua e poi uno sulla fronte, segno di quanto la sacralità sia un aspetto quotidiano della loro vita.
Pashupatinath, il tempio induista sul fiume sacro
Intorno a Kathmandu, sono due i poli religiosi principali della città. Il primo di questi e Pashupatinath, tempio Patrimonio UNESCO consacrato a Pashupati, altra manifestazione del dio Shiva. Affacciato sul fiume Bagmati, affluente del sacro Gange, è il luogo di pellegrinaggio per eccellenza degli induisti, la maggioranza religiosa del Nepal.
Pashupatinath è il luogo sacro in cui si svolgono la maggior parte dei riti di cremazione: per gli induisti morire e venire cremati in questo tempio è il massimo compimento religioso e garantisce la liberazione dal ciclo delle rinascite.
Per i viaggiatori, raggiungere la riva opposta da cui si innalzano i fumi delle pire e assistere alle cerimonie di lavaggio dei defunti nelle acque del fiume è un momento di grande impatto, che può spiazzare e indurre a riflettere.
I funerali infatti sono ben lontani dai rituali a cui siamo abituati noi occidentali. Si svolgono in un’atmosfera di grande fasto e costituiscono una delle cerimonie più osservate dagli induisti.
A Kathmandu, nonostante recentemente sia stato costruito un forno crematorio elettrico, le famiglie continuano a preferire i riti tradizionali di cremazione sul fiume, sebbene richiedano un impegno economico maggiore. Essi infatti non badano a spese per celebrare i defunti e concludono le cerimonie di cremazione con un grande pranzo che riunisce tutta la famiglia.
Boudhanath, il simbolo del Buddhismo tibetano
Boudhanath è il secondo polo religioso più importante di Kathmandu.
Situata a nord-est della città, fuori dalla circonvallazione, la grande stupa bianca fa capolino fra i palazzi residenziali di un quartiere non particolarmente attraente.
Dal 1959, anno in cui i cinesi invasero il Tibet, è diventata il fulcro degli esuli tibetani, che si recano a Boudhanath per praticare il rituale chiamato kora, camminare intorno alla grande stupa in senso orario. Secondo i buddhisti, questa pratica ha il potere di esaudire i desideri e portare benedizione ai pellegrini, che girano le ruote di preghiera mentre camminano intorno al muro perimetrale della stupa.
Boudhanath si erge al centro di un basamento a tre livelli che ricorda la forma di un mandala, simbolo spirituale del Buddhismo tibetano che rappresenta l’universo.
Per riuscire a coglierne la forma in tutta la sua geometria potete salire sulla terrazza del monastero Jamchen Lhakhang Gompa, a sinistra rispetto all’entrata principale, dalla quale si può ammirare la stupa in tutta la sua grandezza.
Difficile non rimanere impressionati da questo luogo, avvolto in una sacralità palpabile. Se ne avete la possibilità, prendetevi del tempo per sostare su una delle panchine nei dintorni della stupa e lasciatevi andare al mantra Om Mani Padme Hum, allo sventolio delle bandiere di preghiera, al cielo mutevole sopra di voi.
Al centro di questa scena, potete osservare gli occhi del Buddha dipinti sui lati della guglia centrale. Essi rappresentano la capacità del Buddha di vedere e conoscere tutto, di guidare le persone verso la saggezza e il distacco da ciò che le confonde: avidità, desiderio, odio e ignoranza.
Patan, la città della bellezza
Patan, a poca distanza dal centro di Kathmandu, è una città ricca di fascino. Il suo passato da antica capitale traspira dai palazzi e templi che si ergono eleganti e sofisticati su Piazza Durbar. Conosciuta anche con il nome di Lalitpur, “città della bellezza”, è uno dei maggiori centri culturali della Valle di Katmandu ed è anche la città più antica della zona.
Il Palazzo Reale antico troneggia con i suoi edifici ampi e le sue tradizioni storiche, osservate ancora oggi. Si narra che il sovrano Yoganarendra Malla, che decise di abdicare a metà del XVIII secolo per dedicarsi alla spiritualità, fece costruire di fronte al Palazzo Reale una statua in cima alla quale egli venne ritratto con lo sguardo rivolto al palazzo. Dietro di lui sono raffigurati un cobra e un uccellino posato sulla testa del serpente.
Secondo la leggenda, il sovrano, in procinto di ritirarsi per poter seguire la via dell’illuminazione, disse ai suoi sudditi che essi sarebbero venuti a conoscenza della sua morte il giorno in cui l’uccellino in cima alla statua fosse volato via. In quel momento, anche i due grandi elefanti in pietra che custodiscono il tempio Vishwanath, a pochi passi più a nord, avrebbero lasciato il loro posto per andare ad abbeverarsi nella vasca Manga Hiti, la cui acqua si dice provenga direttamente dalle sorgenti del Gange.
Ancora oggi si osserva la tradizione di lasciare aperta una delle finestre che si affacciano sulla Piazza e di preparare la stanza del sovrano: ogni sera viene preparato un pasto, il suo tabacco e il letto, nel caso Yoganarendra Malla decida di fare ritorno a palazzo.
Bhaktapur, il fascino di un passato glorioso
Antica città Newari a est di Kathmandu, Bhaktapur è uno dei luoghi più suggestivi del Nepal.
Calda, avvolgente e trionfale, la città è stata capitale del paese dal XII al XV secolo. Bhaktapur sorprende per l’architettura degli edifici che si snodano nel centro, ampiamente restaurato e pedonalizzato. Uno dei simboli della città è il tempio Nyatapola, la pagoda più alta del Nepal, che troneggia in cima a una maestosa e ripida scalinata.
Il tempio si impone su piazza Taumadhi Tol con il suo tetto a cinque livelli, che dà anche il nome alla costruzione: nella lingua dei Newari infatti nyata significa “a cinque livelli” e pola significa “tetto”.
L’architettura dei templi con il tetto a pagoda è stata inventata in Nepal e successivamente si è diffusa nel resto dell’Asia. Si dice infatti che Araniko, architetto nepalese del XII secolo a cui si attribuisce la creazione di questo stile, fosse stato invitato in Cina al cospetto dell’imperatore, che apprezzava molto il suo lavoro e decise di commissionargli la costruzione di alcuni templi nel suo paese. Fu così che la pagoda si diffuse in Cina e successivamente anche in Tibet, Indocina, Giappone e Indonesia.
Bhaktapur è nota inoltre per il suo artigianato, in particolare per la produzione di ceramiche e maschere in legno realizzate a mano.
Aggirandosi per la città si comprende facilmente come l’intaglio del legno sia un’arte che si tramanda da generazioni. Oltre ai templi delle due piazze principali (Durbar Square e Taumadhi Tol), si può ammirare questa maestria anche sui sostegni del tempio Pashupati Mandir, famoso per gli intagli erotici, e sulla celebre finestra del pavone, che si affaccia su una viuzza vicino tempio Dattatreya, nella terza piazza della città.
Se si desidera organizzare un viaggio in Nepal, il mio consiglio è di immergersi senza remore nella cultura nepalese, magari affidandosi a una buona guida locale che racconti dettagli e leggende, aiutando a cogliere i luoghi più belli e ricchi di tradizione.
4 commenti
Ho avuto un impatto molto forte con il Nepal. Non ero preparata per quello che mi aspettava e sono rimasta molto colpita dei fortissimi problemi che stanno ancora affrontando dopo il terremoto.
Che nostalgia! Ero lì un anno fa! Tra le 3 la più affascinante è sicuramente Bhaktapur, perché è rimasta davvero fuori dal tempo: perdersi nelle sue stradine, che ogni tanto lasciano spazio a piazze e templi, è un’esperienza unica.
Il Nepal è una delle destinazioni che ho amato di più tra tutte quelle che ho visitato in Asia; sarà per la sua cultura, l’atmosfera spirituale o semplicemente per la gente semplice e sempre sorridente. Ci tornerei anche subito!
Ho iniziato ad interessarmi alla cultura nepalese da un paio d’anni ovvero da quando ho conosciuto e fatto amicizia con una ragazza di Kathmandu scoprendo che loro conoscono tutto della nostra cultura mentre noi sappiamo veramente poco della loro