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Carlotta Amodeo di Piccole avventure di famiglia a Montreal

Carlotta di Piccole avventure di famiglia

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Carlotta è un’expat a Parigi e per lavoro si occupa di teatro e comunicazione. Appassionata viaggiatrice, il suo travel blog Piccole avventure di famiglia è nato praticamente insieme a suo figlio. Le sue esperienze di mamma viaggiatrice sono un promemoria perfetto per ricordarci quanto i bambini possano rivelarsi ottimi compagni di viaggio. Io adoro il suo stile diretto e il suo modo di viaggiare, per cui ti consiglio di seguirla e leggere la sua intervista qui di seguito.

Con chi viaggi di solito?

Dopo aver viaggiato da sola per alcuni anni, frequentando ostelli, senza avanzare troppe pretese, ho riscoperto il piacere della condivisione quando ho conosciuto il mio compagno. Insieme a lui i viaggi si sono moltiplicati velocemente e sono diventati sempre più avventurosi, divertenti e lontani.

Per un lungo periodo della nostra vita, ogni occasione era valida per prendere un treno o un aereo e concederci un momento di scoperta, più o meno lungo. A un certo punto della nostra vita comune siamo diventati genitori e dal quel momento il nostro compagno di viaggio preferito è diventato un piccolo ometto, curioso e appassionato di aerei.

In questi anni il piacere di viaggiare, vedendo i luoghi attraverso i suoi occhi, si è come moltiplicato, spingendoci a sperimentare nuove forme di viaggio che prendessero in conto i suoi ritmi, le sue esigenze, i suoi interessi, senza rinunciare al nostro piacere di scoprire luoghi non ancora visitati.

Il risultato, non solo ha permesso di sfatare il mito della fine dei viaggi quando si diventa genitori, ma è stato talmente soddisfacente da spingerci a ritentare l’avventura. Nei prossimi mesi, sperimenteremo nuovamente i viaggi con un bebè: la famiglia cresce e sta per accogliere una futura viaggiatrice.

Figlio di Carlotta Amodeo di Piccole avventure di famiglia in Islanda
Il figlio di Carlotta di Piccole avventure di famiglia in Islanda

Qual è il tuo stile di viaggio?

Personalmente amo le mete lontane che mi permettono di perdere quanti più riferimenti possibili. Se per molti il concetto di wanderlust è particolarmente significativo, per una parola della mia seconda lingua, il francese, evoca la sensazione di cui sono costantemente alla ricerca, il depaysement. Lo spaesamento, quella condizione che permette di perdersi letteralmente davanti ad un paesaggio differente da quello cui si è abituati.

Sentirmi all’altro capo del mondo, ammirare panorami inusuali, assaporare spezie e cibi insoliti o frutti rari, sono motivi che mi spingono a programmare un viaggio. Agli alberghi, in genere, preferisco le sistemazioni presso i local, per poter approfittare di scambi linguistici e culturali.

Trovo sia un modo diverso di vivere il viaggio, di uscire dai sentieri battuti e di vivere i luoghi grazie alle dritte di chi li conosce veramente. Non mi interessa “consumare” i luoghi, ma provare a capirli e viverli nel mio piccolo. Per questo motivo preferisco viaggiare lentamente, quando posso, privilegiando i trasporti pubblici, gli incontri e la casualità.

Provo grande attrazione per luoghi naturalistici e culturali, per non parlare dei luoghi di culto, specialmente legati a religioni orientali, dispersi nella natura. Ecco, in quei contesti, ho provato una sensazione di depaysement totale.

Cosa non può mancare nel tuo bagaglio?

Per me tre oggetti sono indispensabili: la mia reflex, un quaderno e una penna. Ho un rapporto con carta e penna abbastanza fusionale. Prendo appunti dal momento stesso in cui prenoto un biglietto aereo o del treno e proseguo durante tutta la fase della programmazione del viaggio.

Mi documento molto per poi essere certa di riuscire a vedere i luoghi o fare le esperienze che mi hanno spinta a scegliere quel luogo. Prendere note affonda forse le sue radici nel mio passato da ricercatrice: ogni dettaglio è importante e non va affidato al caso. Una volta sul posto, invece, prendo note di varia natura: dagli itinerari reali, alle mie/nostre reazioni, collezionando in forma scritta tutti quei luoghi scoperti per caso che mi hanno sorpresa.

Il viaggio si trasforma attraverso la lente della mia percezione ed è bello rileggere quegli appunti, raccontano dei momenti vissuti alla stessa stregua delle fotografie. Quanto alle foto, mi diletto con la macchina fotografica, senza alcuna pretesa. Mi piace osservare luoghi nuovi attraverso il campo limitato di un’inquadratura, mi ricorda i frammenti dell’esperienza che ho vissuto una volta rientrata a casa. L’immagine evoca ricordi indelebili che posso condividere con i miei due ragazzi anche a distanza di tempo.

Qual è la destinazione dei tuoi sogni?

In questo momento temo di soffrire di mal d’Asia. Penso costantemente a destinazioni quali Bali, Vietnam, Thailandia e Cambogia, interrogandomi sulla fine della pandemia e la possibilità concreta di affrontare degli itinerari in paesi come questi con due bambini.

Mi pongo dei problemi logistici, ma non dei limiti, perché sono certa che verranno programmati appena possibile e che i nostri piccoli compagni di viaggio non rappresenteranno un impedimento. E nell’attesa di poter partire nuovamente, propongo alla mia famiglia di assaggiare le cucine locali per iniziare a scegliere la prossima destinazione.

Un altro viaggio che sogno di riuscire a fare nella vita è quello sulla transiberiana. In realtà, mi affascinano tantissimo i viaggi in treno e l’idea di potermi spingere lontano via terra è qualcosa che stimola molto la mia curiosità, la mia fantasia e la possibilità di vedere il paesaggio modificarsi fermata dopo fermata.

Le testimonianze di chi ha affrontato viaggi come questo mi motivano a tentare l’impresa. E nell’attesa di poter attuare il mio piano, mi documento a tempo perso, leggendo quanto più possibile sull’argomento. Spero di riuscire a compiere quest’impresa e di arrivare in Mongolia in treno, chissà che non si trasformi in un argomento appassionante di cui scrivere…

Carlotta Amodeo di Piccole avventure di famiglia a Parigi
Carlotta di Piccole avventure di famiglia a Parigi

Cosa hai imparato dai tuoi viaggi?

Viaggiare mi ha insegnato a non dare nulla per scontato, a non scivolare facilmente in luoghi comuni, a non innalzare barriere e andare oltre gli stereotipi. Ammetto che ad aver spalancato i miei orizzonti abbia principalmente contribuito l’università, frequentata all’estero, in un ambito multiculturale.

Conoscere studenti provenienti da paesi lontani, avere il privilegio di poter scoprire la loro cultura, di comprenderne meglio gli usi, i costumi, le religioni ed avere uno scambio diretto con loro mi ha permesso di cogliere meglio tanti meccanismi culturali che prima mi sfuggivano. Senza dubbio, questi momenti hanno contribuito ad accrescere la voglia di viaggiare e di sperimentare di persona quanto appreso da questi scambi.

Da quando ho iniziato a concedermi viaggi più lunghi e destinazioni sempre più lontane, ho smesso di dare importanza all’apparenza per ricercare piuttosto l’essenza (dei luoghi, delle persone, dei costumi…), privilegiando principalmente l’umanità e gli incontri.

Imparare a guardare qualcosa di nuovo senza pregiudizi o preconcetti, questa è forse la più grande lezione che ne ho tratto. Andare oltre il colore della pelle, oltre le abitudini culinarie di un popolo, oltre il tenore di vita di un paese, è quel salto di qualità che mi ha allontana dal turismo di consumo per avvicinarmi alle esperienze di vita.

➜ Puoi leggere gli articoli scritti da Carlotta per il nostro magazine Travel Blogger Italiane direttamente dalla sua pagina autrice, mentre vuoi scoprire meglio Parigi o destinazioni meno battute da visitare con bambini vai sul suo blog.

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