Genova ospita un museo dedicato a un vero avventuriero di fine Ottocento, il Capitano Enrico Alberto D’Albertis. Il Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo infatti non è solo un moderno museo etnografico perché parte del percorso di visita è dedicato alle avventure ed esplorazioni di questo eclettico gentiluomo dall’irrefrenabile passione per il mare e i souvenir kitsch.
Tutte le imprese del Capitano Enrico D’Albertis
Il Capitano Enrico D’Albertis non era una persona comune: fece tre volte il giro del mondo, navigò a vela sulla rotta di Colombo ed esplorò parte del continente africano. Nonostante la famiglia fosse proprietaria di una fabbrica tessile, Enrico D’Albertis seguì la sua passione per il mare, arruolandosi prima nella Marina Militare e poi in quella Mercantile. La sua biografia ufficiale racconta che abbandonò concrete opportunità di carriera per seguire le sue passioni e viaggiare per l’Europa.
A 25 anni, il Enrico D’Albertis lasciò la Marina per trascorrere del tempo nel Regno Unito, dove si appassionò alle regate. Al suo rientro in Italia nel 1879 fondò quindi il Regio Yatch Club Italiano per promuovere la navigazione a vela. Da solo o con gli amici, Enrico D’Albertis prese a solcare il Mediterraneo con la sua prima barca a vela, il cutter Violante, una barca priva di qualsiasi comfort che montava dei piccoli cannoni per difendersi dai pirati in caso di attacco.
Il primo giro del mondo
Come racconta l’esposizione del Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo di Genova, dopo le avventure in barca a vela in Europa, Enrico D’Albertis partì per il suo primo giro del mondo. Durante questo viaggio ebbe una fugace e appassionata storia d’amore con la Raja Ranee del Sarawak, conosciuta dopo aver ucciso per sbaglio il suo gatto, e a Tokyo incontrò Edoardo Chiossone, a cui è dedicato il Museo d’Arte Orientale di Genova, durante il suo incarico di incisore di banconote.
In America sulla rotta di Cristoforo Colombo
Poco tempo dopo il suo giro del mondo, il Capitano Enrico D’Albertis decise di ripercorrere la rotta del primo viaggio di Cristoforo Colombo con la barca a vela Corsaro. La particolarità di questo viaggio fu che seguì davvero la rotta originale di Cristoforo Colombo, utilizzando solo il suo diario come guida e della strumentazione di bordo costruita come quella in uso nel 1492. Le uniche piccole variazioni furono dovute solo alla stagione e alle correnti.
La costruzione del Castello d’Albertis
Dopo essere rientrato a Genova dopo l’avventura in America in barca a vela, intorno al 1880 il Capitano D’Albertis iniziò il grandioso progetto della sua abitazione. Quello che oggi è il Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo all’epoca erano solo resti di antiche fortificazioni cinquecentesche.
La posizione sulla collina di Montegalletto di Genova è davvero privilegiata, con una vista incredibile sulla città e sul porto di Genova. Allora come oggi il porto si trovava nello stesso posto, ma ai tempi del Capitano D’Albertis, invece delle moderni navi da crociera, salpavano i transatlantici diretti verso le Americhe.
Il Castello D’Albertis però non solo l’abitazione del Capitano, ma anche il luogo privilegiato in cui esporre l’immensa collezione di curiosità raccolte in giro per il mondo, souvenir kitsch compresi. Armature medievali e armi esotiche erano esposte come trofei. Rimedi della medicina tradizionale messi in vetrina con didascalie nella bella scrittura del maggiordomo.
Le stanze erano anch’esse motivo di stupore per gli ospiti, come il Salottino Turco che ospitava arredi e oggetti mediorientali riportati dai viaggi. O la camera degli ospiti arredata come la cabina di una nave.
L’idea del museo venne allo stesso Capitano D’Albertis che alla sua morte lasciò il Castello al Comune di Genova per aprirlo al pubblico. Non a caso oggi la prima parte del percorso di visita ripropone le stanze così come erano state progettate, riallestite in quel modo studiando vecchie foto di archivio.
Il secondo giro del mondo
Terminata la costruzione del Castello, il Capitano Enrico D’Albertis ripartì per un secondo giro del mondo in barca. Il suo diario del periodo riporta minuziosi dettagli sullo stile di vita promiscuo degli abitanti della Polinesia e delle Isole Tonga. Ovvero una serie di osservazioni sugli indigeni che vivevano in case senza porte e non avevano senso del pudore.
L’avventura africana e il terzo giro del mondo
Arrivato a sessantadue anni tra un viaggio in barca a vela e un giro del mondo, Enrico D’Albertis non aveva assolutamente intenzione di fermarsi. Si unì infatti a una carovana partita per esplorare il continente africano. Quindi al suo rientro fece il terzo e ultimo giro del mondo, prima di ritirarsi dalle avventure e limitarsi a navigare a vela solo più tra le sue abitazioni in Italia.
Curiosità sul Capitano Enrico D’Albertis
Il Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo di Genova è ricco di informazioni e curiosità su questa incredibile figura. Il Capitano Enrico D’Albertis nei suoi giri del mondo usò ogni mezzo di trasporto utile. Percorse il globo con navi a motore, barche a vela, idrovolanti, treni, carrozze, cavalli e cammelli.
Per recuperare pianta da portare in Europa il Capitano D’Albertis era capace di campeggiare nella giungla inesplorata. I suoi viaggi infatti non erano solo avventure per raccogliere souvenir, ma anche spedizioni scientifiche per raccogliere campioni naturalistici per il Museo di Storia Naturale di Genova. Parte di quelle piante esotiche venivano piantate nel parco del Castello D’Albertis.
Come il Capitano D’Albertis organizzava i suoi viaggi intorno al mondo
A fine Ottocento senza internet, agenzie viaggio né portali di prenotazioni, i viaggi venivano organizzati principalmente grazie al passaparola. In ogni tappa dei suoi giri del mondo il Capitano Enrico D’Albertis raccoglieva lettere di raccomandazione dai residenti italiani all’estero, per introdurlo alle autorità locali e ai residenti italiani delle tappe successive.
Quando non c’erano italiani residenti all’estero, allora Enrico D’Albertis si univa agli altri residenti europei, rimanendo comunque sempre all’interno dei circoli di occidentali. Curiosamente, alcuni atteggiamenti degli italiani all’estero non cambiano mai, compreso un presunto senso di superiorità.
A parte apprezzare la promiscuità degli indigeni della Polinesia, Enrico D’Albertis infatti si preoccupò di tramandare nel suo diario come gli americani non avessero affatto buone maniere, così come gli australiani. Il disprezzo maggiore però andava alle “pecore di Cook”, ovvero ai turisti che viaggiavano con l’allora attivo tour operator britannico Thomas Cook, nonostante avesse condiviso con loro qualche tratta dei suoi viaggi. Probabilmente l’eterna diatriba tra turisti e viaggiatori è nata insieme ai viaggi organizzati.
Per scoprire di più sulla vita avventurosa del Capitano Enrico D’Albertis e visitare la sua casa con tutte le curiosità da lui raccolte in giro per il mondo, non resta che visitare il Castello d’Albertis Museo delle Culture del Mondo a Genova.
11 commenti
Amo i musei, i Castelli e, naturalmente, i viaggi!
Una bella dritta quella di andare a Genova e scoprire, fra le altre cose, il Castello d’Albertis e il Museo delle Culture del Mondo! Magari sognando di fare un salto nel passato e rivivere le avventure del capitano Enrico Albertis!
Io adoro questo personaggio e le sue avventure, pensa che torno al Castello d’Albertis ogni volta che passo da Genova!
Trovo sempre emozionante conoscere uno di questi “uomini straordinari”, che hanno rinunciato a una vita agiata, ma per loro monotona, per intraprendere avventure verso l’ignoto, inserirò sicuramente una tappa al Castello nel mio prossimo tour a Genova.
La figura del Capitano d’Albertis è incredibile. Nel bookshop del museo trovi una sua biografia (non in vendita altrove) che la racconta nel dettaglio
Quando sono stata a Genova l’ultima volta ho avuto il piacere di vedere il Castello dalla terrazza del Galata ma non avuto il tempo di visitare questo incredibile museo. Grazie per lo spunto, la prossima volta non mancherò sicuramente!
Io ci torno sempre volentieri, anche per le mostre temporanee che cambiano regolarmente, consigliatissimo!
Curioso scoprire come avvenivano viaggi transoceanici nel passato, prima dell’avvento di internet, ma soprattutto come reagivano questi viaggiatori di fronte a usi e costumi così diversi da quelli europei!
Eh sì, la visione era molto, ma molto, eurocentrica! 🙂
Che vita interessante ha avuto! Affascinante viaggiare e scoprire il mondo allora ancora più di oggi per alcuni lati. Potrebbe essere un museo che mi piacerebbe visitare
Mi piacerebbe molto fare un giretto a Genova e approfondire così la figura del Capitano d’Albertis, che trovo assolutamente interessante. Grazie per lo spunto, mi tocca solo organizzare quanto prima il mio viaggio.
Sono sicura ti piacerebbe moltissimo, è davvero un museo pieno di sorprese