Per me Raffaella è sempre una grande ispirazione visto che i nostri figli hanno la stessa età. Vedere altri genitori viaggiare in libertà infatti è sempre super positivo! Ma non immaginarti viaggi family, su Raf around the world trovi viaggi di tutti i tipi, molta montagna, cucina, vita da expat. In questo articolo scoprirai l’organizzazione dei suoi viaggi e il suo modo di vivere il mondo.
Con chi viaggi di solito?
Avendo un bimbo di due anni e mezzo, i miei ultimi viaggi sono stati tutti in compagnia della mia famiglia. A volte, con figlio e marito. Altre volte, da sola con il piccolo. Devo ammettere che proprio questa ultima tipologia di viaggi mi piace tantissimo. Visitare un luogo da sola con un bambino ti fa vedere le cose in modo diverso. Certo, da un lato ti senti più responsabile, ma dall’altro la complicità che si viene a creare in viaggio tra mamma e figlio è una sensazione unica difficile da ritrovare nella quotidianità.
Questo non vuol dire che non apprezzi altre compagnie in viaggio. Anzi! In passato ho viaggiato tanto da sola, con uno o più amici, in coppia. Sono tutte modalità interessanti e molto diverse tra loro per scoprire una destinazione. Prendiamo, ad esempio, una città poliedrica come Londra. Ci sono stata tante volte, soprattutto da sola. Credo sia una città perfetta per essere visitata in solitudine. Ma quando ci sono tornata con gli amici ne ho apprezzato molto il lato divertente, mentre in coppia ho scoperto una Londra più romantica. Insomma da persona curiosa quale sono, non ho una compagnia di viaggio preferita, ma amo cambiare prospettiva continuamente.
Qual è il tuo stile di viaggio?
Trovo complicato definire a priori il mio stile di viaggio perché cambia ed evolve continuamente con me mano a mano che passa il tempo. Se, però, dovessi trovare una parola da associare con il mio modo di viaggiare, allora userei il termine semplicità.
Semplicità intesa innanzitutto in un’ottica di facilità nel viaggiare. Sono una persona da bagaglio leggero. Il che non vuole dire che non ci tengo a scegliere ciò che porto in viaggio. Tutt’altro: prima di partire dedico molto tempo e cura nella composizione del mio bagaglio. Non sopporto chi viaggia con bagagli enormi e non è in grado di gestirli in autonomia. Chi ha necessariamente bisogno di un carrello, un facchino, un ascensore perché pur di non selezionare ha deciso di portarsi dietro tutta la casa. Ho smesso di viaggiare con una cara amica proprio per questo motivo!
Tornando invece al mio concetto di semplicità, questo, oltre che al bagaglio, lo applico anche nella programmazione del viaggio. Se dicessi che io amo solo i viaggi zaino in spalla e ostello della gioventù, direi una bugia. Anche a me piacciono i confort e i piccoli lussi, ma, avendo una disponibilità economica limitata, non sono disposta ad investire gran parte del mio budget in hotel lussuosi. Preferisco invece alloggiare in piccole strutture ricettive famigliari (che spesso offrono un rapporto qualità/prezzo davvero conveniente) e fare viaggi più lunghi.
Cosa non può mancare nel tuo bagaglio?
A forza di viaggiare, ho sviluppato una vera e propria strategia nel preparare tutto ciò che mi potrebbe servire. In questo modo il mio bagaglio finisce inevitabilmente con l’essere organizzato sempre allo stesso modo. Possono cambiare i contenuti a seconda della destinazione che devo visitare, ma ciò che non cambia (e che non può davvero mancare) è l’ordine.
In generale, nella vita di tutti i giorni, non sono una persona molto precisa, né tantomeno organizzata. Quando ho iniziato a viaggiare, ero una di quelle persone alla costante ricerca del portafoglio, o del passaporto o del biglietto di viaggio. Per intenderci, una di quelle persone che per trovare una cosa devono svuotare ogni volta completamente la propria borsa. Fino a che ho deciso di dire basta a questa disorganizzazione che, non solo mi faceva vivere male il viaggio, ma anche mi toglieva un sacco di energie che avrei potuto utilizzare in altri modi più divertenti.
Oggi, che io decida di viaggiare con un piccolo zaino o con una valigia più capiente, questo problema non esiste più. Ad ogni oggetto che decido di portare via assegno un posto ben preciso, che sia una tasca o una busta portaoggetti. In questo modo ho sempre il controllo sul mio bagaglio e il suo contenuto.
Qual è la destinazione dei tuoi sogni?
Credo che ogni viaggiatore debba avere una destinazione in grado di farlo sospirare. Una destinazione sognata da così tanto tempo da diventare quasi mitizzata. In fondo, vivere la quotidianità con uno scopo ben preciso, anche in termini di meta di viaggio, può avere un potere davvero terapeutico sulle persone.
La mia chimera in questo senso è sempre stata la Patagonia. Sono un amante della montagna e in tutti i viaggi che faccio cerco sempre di prevedere qualche giorno di trekking nella natura. Ecco perché questo sottile lembo di terra all’estremo sud del continente americano già da qualche anno popola i miei sogni di viaggiatrice.
Quattro anni fa ci sono andata molto vicina a far diventare questo sogno realtà. O almeno ci ho provato concretamente. Purtroppo però gli elevati costi dei voli aerei e delle sistemazioni ricettive non mi hanno permesso di realizzare il programma che avevo in mente. Ovvero, un mese e mezzo tra alcune delle montagne più belle al mondo, attraversando ghiacciai e altri luoghi meravigliosi. Ma io sono fatta così: se non riesco a creare un programma di viaggio in grado di includere tutto ciò che ho in mente, allora preferisco rimandare piuttosto che accontentarmi di una versione ridotta di un sogno.
Cosa hai imparato dai tuoi viaggi?
Sembrerà una frase scontata, ma io lo penso davvero: i miei viaggi mi hanno insegnato ad essere una persona migliore, più consapevole del mondo che ci circonda e delle sue diversità.
Proprio perché quando viaggio utilizzo sistemazioni semplici, spesso gestite in modo famigliare, ho l’opportunità di conoscere meglio la realtà locale. Un’opportunità che non mi faccio sfuggire facilmente: appena intravedo la disponibilità da parte dei locali per fare una chiacchierata mi prendo del tempo e cerco di entrare in quella che è la mentalità del luogo. In questo, lo riconosco, la conoscenza di più lingue straniere aiuta tantissimo.
Questa continua ricerca dell’autenticità in viaggio spiega perfettamente il perché io non ami i programmi di viaggio definiti, quelli da vivere con l’orologio sempre in mano. Tutt’altro: più di qualche volta mi è capitato di rivoluzionare completamente ciò che avevo in mente di fare in un giorno per vivere delle esperienze proposte dai locali, ovvero da qualcuno che un posto lo conosce veramente.
Ecco cosa ho imparato dai miei viaggi: ad essere flessibile. Flessibilità intesa in un duplice senso: sia nei confronti di ciò che non rientra normalmente nel mio universo conosciuto che nei confronti degli imprevisti. Da quando ho fatto mio questo atteggiamento sto meglio, non solo in viaggio, ma nella vita di tutti i giorni.
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3 commenti
Sego sempre con entusiasmo il blog di Raffella perchè ha uno stile di viaggio simile al mio e perchè lei è semplicemente fantastica: riesce a descrivere al meglio e con semplicità qualunque luogo!
Strategia nei bagagli, che cosa difficile per me! Però siamo assolutamente d’accordo sulla Patagonia, il mio sogno da sempre. Spero si possa presto risolvere tutto quanto per poter partire!
Bellissima questa presentazione di Raffaella, vado subito a sbirciare sul suo profilo IG e sul blog dato che anche io ho un bimbo piccolino più o meno dell’età del suo!