A pochi chilometri da Trieste, sul confine istriano, sorge il piccolo borgo di pescatori di Muggia. Di fronte agli occhi, sul mare, il grande porto di Trieste e nel Mandracchio i piccoli gozzi dei pescatori. Benvenuti dove il tempo, se non si è fermato, quantomeno ha rallentato il suo correre inesorabile.
Storie di pesca e di pescatori al riparo nel Mandracchio
La parola Mandracchio indica una piccola darsena, un porticciolo racchiuso, dove i gozzi dei pescatori stanno al riparo, al sicuro dalle mareggiate che possono battere la baia. Siamo nel golfo di Trieste. Di fronte a noi si scorgono in lontananza le grandi navi mercantili e le grandi gru del porto triestino. Qui invece si respira tutta un’altra aria, fatta di pescatori che escono in mare prima dell’alba e che, una volta rientrati, si mettono pazientemente a risistemare le reti.
La cultura marinara di Muggia è ben evidente non solo nelle barche ancorate al riparo nel Mandracchio, ma nei ristoranti che si dispongono intorno al porticciolo e che propongono menu a base di pesce e di ricette tipiche. Se non provate le sarde in savòr – fatte in agrodolce con la cipolla nell’aceto – o il baccalà mantecato – che si incontra ovunque nell’Istria costiera – non potrete dire di esservi fermati da queste parti.
Muggia ha anche un porto più turistico, non si limita solo al porticciolo storico e ha anche una bella passeggiata panoramica per guardare di fronte al porto di Trieste. Il mare è fondamentale a Muggia così come in tutto quest’angolo estremo di Italia. A pochi passi, infatti, si colloca il confine con la Slovenia e. infatti, si respira già quasi aria di frontiera. Per non pensarci si beve un bicchiere di tocai, il vino bianco friulano più diffuso da queste parti; oppure si assaggia il dolce della principessa Sissi, il Presnitz, a base di nocciole, mandorle, uvetta e liquore. Una bomba di bontà mittleuropea.
Muggia tra storia e tradizioni
La storia di Muggia inizia molti secoli fa: sulla collina che la sovrasta, oggi chiamata Muggia Vecchia, si trovano i resti di un insediamento protostorico e poi romano dopo la conquista del 177 a.C.. Il borgo si sviluppa, naturalmente, in età medievale. Il castello di Muggia pare risalire al decimo secolo: dall’alto della collina, cui si sale direttamente dal borgo, si domina tutto il golfo di Trieste; non ci si stupisce, se non a fare una considerazione: ciò che oggi ammiriamo estasiati, un tempo veniva scrutato con attenzione e timore perché da laggiù poteva giungere il nemico, qualunque forma e provenienza esso avesse.
Il borgo di Muggia, invece si percorre dal basso. Dal Mandracchio dopo pochi passi si arriva nella piazza della chiesa, piuttosto ampia. È il Duomo di Muggia, dedicato ai SS. Pietro e Paolo, che risale al XIII secolo e che si caratterizza per la facciata trilobata: sembra più un trifoglio che non la facciata geometrica di una chiesa medievale. È espressione del gotico in tutto e per tutto.
La piazza antistante invece è un mix di stili: i portici sono asburgici, mentre nei vicoli del borgo si respira aria tardomedievale: siamo nel Borgolauro, così si chiama il paese in riva al mare. Negli edifici si aprono piccole botteghe, bar ed esercizi commerciali. Tutto molto piccolo, raccolto, elegante e schivo. Come ci si aspetta da un piccolo borgo di mare di confine.
La Seconda Guerra Mondiale è stata un momento importante per il piccolo borgo di Muggia. Mentre a Trieste la Risiera di San Sabba, campo di concentramento nazista in terra friulana, mieteva vittime, Muggia si distinse per la sua attività antinazista dopo l’8 settembre 1943: Muggia infatti fu annessa alla Repubblica Sociale Italiana, nonostante fosse occupata dai Nazisti. In quanto terra di confine non mancarono anche le occasioni di ribellione a causa dell’insistente presenza jugoslava. Una situazione non facile, alla luce di come andarono le cose alla fine della Guerra.
L’Istria a due passi
Pochi, pochissimi chilometri separano Muggia e il Friuli dal confine con la Slovenia. Vi sono due strade, una lungo il mare e l’altra che sale a Muggia Vecchia e all’insediamento protostorico per ridiscendere nella baia di Koper-Capodistria.
Qui ci si rende conto davvero di quanto i confini tante volte siano invenzioni degli uomini e non naturali. Semplicemente, da una curva all’altra si passa in una nuova nazione. Una volta c’era la dogana e il confine vero e proprio. Oggi rimane una piccola pensilina disabitata, il cartello con scritto Slovenia e le stelle dell’Unione Europea. Da un lato il senso dell’abbandono, dall’altro la consapevolezza che per fortuna certi confini sono solo geografici ormai, non più ideologici.
Cosa fare nei dintorni di Muggia
Muggia è un ottimo punto di partenza per incursioni in terra istriana: Koper/Capodistria oggi è città industriale di frontiera, tuttavia il suo centro storico – un tempo un’isoletta oggi unita alla terraferma – è un gioiellino in cui il tempo si è fermato. Anche il suo porticciolo è degno di una città dell’Adriatico: alle barchette di pescatori si alternano barche di tutto rispetto, per chi la costa istriana se la vuole godere dal lato del mare.
Poco più avanti la dolce Izola è un porticciolo con il borgo intorno: la cittadina ideale dove trascorrere le vacanze in famiglia. Scendendo più a sud lungo la costa, Pirano è invece meta più vip, nonostante sia solo un borgo marinaro intorno ad un porticciolo, come Izola e Muggia, dopo tutto. Nell’entroterra, invece, a Cristoglie, ci si catapulta nel mondo dell’onirico e del fantastico, con la chiesa della SS. Trinità e il suo ciclo di affreschi che illustra una vivacissima e terribile danza macabra.
Muggia è il borgo ideale in cui soggiornare durante un tour che da Trieste sconfini verso l’Istria. Offre la tranquillità della vita di paese, il buon profumo del salmastro, l’ottima cucina di pesce, la rude gentilezza della gente del posto. Che non dà confidenza, ma che se gli si chiede di assaggiare la grappa locale allora racconterà aneddoti e storie fino a tarda sera. Perché la gente di mare si riconosce dappertutto. Ed è meravigliosa.
7 commenti
Davvero bei posti!
Muggia poi, a chi piace camminare, è sulla prima tappa del Cammino della Via Flavia, che va dal confine con la Slovenia fino ad Aquileia. Un percorso stupendo di circa 100 km.
Dev’essere un cammino splendido!
C’è un osteria qui a Gaeta, che si chiama Mandracchio. Non immaginavo minimamente il significato del nome, e nemmeno me lo sono mai chiesto. Ora è tutto chiaro. Infatti si trova proprio di fronte alla darsena dei pescatori. Muggia rientra nei canoni selle città che ci piace visitare. Ho preso nota di tutto, e cercheremo di inserirla nel prossimo viaggio on the road in giro per l’Europa !!
Anch’io ho scoperto il significato di mandracchio proprio a Muggia, ma perché per assonanza con Mandraccio, che invece è parola ligure, ho capito che doveva esserci un qualche legame, così ho indagato. Viaggiare consente davvero di imparare cose, anche le più disparate, come questa!
Sono stata in vacanza da quelle parti alcuni anni fa, ma ci tornerei volentieri. Il b&b dove abbiamo soggiornato si trovava fuori Trieste e, tra i vari itinerari che abbiamo percorso, siamo passati da Muggia e poi giù lungo la penisola istriana. E’ troppo bella quella zona perchè si percepisce chiaramente nella cucina e nell’architettura la chiara influenza di varie culture. Che meraviglia!
E’ un luogo che non conosco ma dal tuo articolo mi ispira molto. Lo inserisco sicuramente in lista per quando riuscirò ad organizzare un bel tour in camper in queste zone. Grazie dei consigli
La cosa di Muggia che mi piace di più è che si vedono le petroliere andare e venire, le pilotine col pilota che le va a prendere, i bei rimorchiatori che le accompagnano.
E buttarsi dal moletto di san Bartolomeo…….