Affacciato su Piazza San Marco, il Museo Archeologico Nazionale di Venezia è uno dei più antichi musei pubblici d’Europa. Ha sede, da sempre, nel Palazzo delle Procuratie Nuove: dalle sue finestre si vede il Campanile di San Marco.
Lo Statuario Pubblico di Venezia
Il Museo Archeologico Nazionale di Venezia nasce come Statuario Pubblico nella seconda metà del Cinquecento dalla donazione di Giovanni Grimani della propria collezione di antichità alla Città di Venezia. All’epoca collezionare statue e iscrizioni antiche, latine e greche, era una moda presso le famiglie aristocratiche e regnanti di tutti gli Stati Europei: moda diffusasi con la riscoperta da un lato di sculture e oggetti antichi che venivano in luce scavando, in particolare a Roma, dall’altro grazie alla riscoperta dei testi degli autori greci e latini. L’epoca nota come Umanesimo è segnata proprio dalla riscoperta dell’Antico. Uno dei risvolti è il collezionismo di antichità.
Rispetto alle altre città d’Italia, che attingono ad oggetti rinvenuti a Roma e quindi di età e produzione romana, Venezia, potendo contare su un collegamento privilegiato con la Grecia, fa pervenire sul proprio mercato antiquario e nelle collezioni private dei nobili opere originali greche. E questa è una nota fondamentale per comprendere l’importanza del Museo Archeologico Nazionale di Venezia.
Giovanni Grimani colleziona sculture, statue e rilievi. Quando dona la sua collezione alla Città si costituisce lo Statuario Pubblico. A questo primo nucleo di opere si aggiungeranno in seguito altre donazioni di altri collezionisti. Nel corso del tempo, poi, il Museo ha accolto anche altre tipologie di reperti, tanto che ha persino una piccola collezione egizia, una collezione numismatica e di gemme, una piccola collezione di antichità italiche, ovvero di ceramica etrusca e magnogreca. Infine, ha un oggetto prestigiosissimo: la Capsella di Samagher, un prezioso cofanetto in avorio, del IV secolo d.C. che raffigura alcuni temi cristiani e l’imperatore Costantino. Un oggetto unico nel suo genere.
Opere dell’arte greca a Venezia
Nessun elenco, ma una rassegna delle sculture più interessanti che si incontrano nelle sale del Museo. L’opera che fa innamorare molti è l’Ara Grimani, un altare in marmo con raffigurati su due facce una menade e un satiro. Nel mito greco le menadi sono fanciulle che spesso insieme ai satiri animano le feste in onore di Dioniso, dio dell’ebbrezza e del vino. Le menadi sono piuttosto sfrenate nelle danze, e questa loro vitalità le fa associare spesso a scene amorose. Sull’Ara Grimani abbiamo proprio una scena amorosa: su un lato la Menade suona la cetra, mentre il satiro la ascolta, sull’altro i due si baciano con passione.
Nella stessa sala dell’Ara Grimani si trovano opere di ben altra natura: 3 statue che raffigurano altrettanti Galati morenti. Il Galata Morente è un soggetto dell’arte greca di età ellenistica che raffigura il nemico barbaro sconfitto e moribondo o in atto di togliersi la vita per darsi una fine eroica. I tre Galati di Venezia sono raffigurati in tre pose molto espressive e coinvolgenti: il Galata che sta per essere sovrastato dal nemico e quello ormai ferito a morte sono di una tragica bellezza.
C’è poi una statua di Ulisse in atto di chiamare i compagni, di grandezza più piccola del vero, ma ugualmente in grado di trasmettere il carisma dell’eroe. Delicatissima è la statua che raffigura il mito di Leda sedotta da Zeus sotto le sembianze di un cigno: l’abbraccio è sinuoso, ma il cigno sembra proprio ghermire Leda con le sue zampe palmate.
Le dee sono imponenti. Atena la si riconosce dall’elmo in testa e dalla testa di gorgone che porta sul petto; Afrodite invece non è così riconoscibile a prima vista: siamo abituati a vederla nuda, mentre si fa il bagno o mentre esce dall’acqua. In questo caso invece ha il volto velato, è pesantemente vestita, per quello che ci consente di vedere il busto: è il tipo dell’Afrodite Sosandra, letteralmente “colei che salva gli uomini”: è un’iconografia antica, dell’inizio del V secolo a.C.; ben più tardi si imporrà invece il modello dell’Afrodite nuda e sensuale, di tutt’altro genere. Due statue femminili quasi colossali, due cariatidi, tengono in mano una maschera teatrale: sono identificate come Muse, in particolare raffigurano Melpomene, la Musa protettrice delle opere tragiche.
Un museo di capolavori, un museo di storie
Fin qui alcune sculture di arte greca. Ma il museo ospita anche una serie di imperatori romani: Traiano, Adriano, e anche un imperatore decisamente meno noto, perché regnò pochissimo nell’anno dei 4 imperatori, il 68 d.C., alla morte di Nerone: è Vitellio. Come si può ben immaginare, di ritratti di questo imperatore ne esistono ben pochi.
Ad epoca romana risalgono anche alcuni bronzetti esposti, tra cui una bella statuetta di Nettuno, il dio del mare, rinvenuto del tutto casualmente proprio in mare, preso in una rete di pescatori.
Tornando alla pietra e al marmo, il museo è importante per le iscrizioni in greco che espone e che, se magari sono poco attrattive per i visitatori, in quanto sono lastre di pietra iscritte nei caratteri dell’alfabeto greco che non tutti sappiamo leggere e in ogni caso non sappiamo tradurre, sono però importanti per la storia degli studi e per la storia greca in sé, in quanto riportano a volte anche trattati internazionali.
Oltre alla collezione archeologica, il Museo è esso stesso un monumento importante: il Palazzo delle Procuratie Nuove, infatti, costituisce uno dei lati del quadrilatero di cui è costituita Piazza San Marco, la piazza più importante e nota di Venezia.
Tra le tante storie che questo palazzo può raccontare, vi è il fatto che qui soggiornò la principessa Sissi durante il suo soggiorno a Venezia. Ma la storia del Palazzo, e la storia della città, della Serenissima Repubblica, dei suoi dogi e dei suoi commerci, sono narrate nell’attiguo museo, il Museo Correr.
La cosa da tenere a mente, quando si visita il Museo Archeologico Nazionale di Venezia, è che la sua visita non si può separare da quella del Museo Correr. Per visitare il Museo archeologico, che non ha un ingresso indipendente, occorre infatti accedere al Museo Correr, fare il biglietto integrato e, dopo aver visitato il Correr – che vale la pensa visitare, accedere finalmente alle sale del Museo Archeologico.
Non si poteva fare un museo unico? No. La collezione del Museo Archeologico ha una sua specificità che fa sì che esso non possa semplicemente diventare la sezione di un museo più grande. Inoltre è di proprietà statale, mentre il Museo Correr è un museo civico. Due musei al prezzo di uno in uno dei palazzi più importanti di Venezia: cosa volere di più?
➽ Museo Archeologico Nazionale di Venezia | Museo Correr
Piazza San Marco, 52
30124 Venezia
1 commento
Devo dire che, anche se sono stata più volte a Venezia, non ho mai saputo/pensato di visitare il suo museo archeologico. In effetti, con tutti i commerci e le rotte marittime, non poteva che contenere dei capolavori!