La provincia di Frosinone, nell’entroterra laziale, è una zona ricca di luoghi bellissimi ed ancora poco conosciuti. Ci sono zone archeologiche, abbazie, castelli ed incredibili aree naturalistiche protette. Iniziamo, dunque, il nostro viaggio alla scoperta delle mete più interessanti da visitare nell’antica terra di Cicerone e San Tommaso.
L’Abbazia di Monteccassino: il faro della civiltà occidentale
L’Abbazia di Montecassino è la punta di diamante dell’intera provincia. Venne fondata nel 529 da San Benedetto e la sua storia è tutto un alternarsi di distruzione e rinascita. Fu distrutta dai terremoti, saccheggiata dai pirati saraceni, bombardata nella Seconda Guerra Mondiale durante la terribile Battaglia di Cassino, ma ogni volta è risorta dalle sue ceneri.
Tuttavia, ciò che ha reso l’abbazia famosa in tutto il mondo è stato il paziente lavoro dei suoi monaci amanuensi. Sono loro che, instancabili, lavoravano nello scriptorium cercando di catturare più luce possibile per copiare antichi codici. E così, mentre ovunque c’erano le tenebre del Medioevo, in quest’Abbazia si lavorava per salvare le opere dei poeti, degli storici e dei naturalisti greci e latini. Non è un caso che Montecassino sia nota come “Il faro della Civiltà Occidentale”.
L’Abbazia ha tre chiostri. Nel primo, quello d’ingresso, è possibile ammirare un gruppo bronzeo raffigurante San Benedetto morente. Il secondo, quello del Bramante, è il più scenografico ed ospita, ai piedi della gradinata, le statue di San Benedetto e Santa Scolastica. Il terzo chiostro, il cui disegno è attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane, è quello dei benefattori.
Sotto l’altare maggiore, interamente ricostruito nel dopo guerra, si trova la cripta, completamente rivestita di mosaici policromi. Fu realizzata nel 1544 scavando nella viva roccia della montagna e fu l’unico luogo che scampò ai bombardamenti degli Alleati.
L’Abbazia dispone anche di un museo, sorto nel 1980 in occasione delle celebrazioni per il quindicesimo centenario della nascita di San Benedetto (che custodisce, tra l’altro, una splendida Natività del Botticelli), di una biblioteca, le cui origini si fanno risalire alla prima metà del VI secolo, e di una foresteria in cui, chi lo desidera, può vivere alcuni giorni di ritiro spirituale seguendo i ritmi della quotidianità monastica.
Il Castello di Fumone tra storie e leggende popolari
Il Castello di Fumone vanta una storia millenaria in cui fatti realmente accaduti si mescolano alle leggende popolari. Il nome Fumone deriva dai segnali di fumo che venivano usati per segnalare le invasioni nemiche provenienti da sud e dirette a Roma. Nel 962 il castello divenne proprietà della Santa Sede grazie alla “Donazione Ottoniana”, per volontà dell’imperatore Ottone I di Sassonia.
L’episodio più importante avvenuto nel castello, quello che ha assegnato a Fumone un posto in tutti i libri di storia, risale al 1295 quando vi fu rinchiuso Papa Celestino V “che fece per viltade il gran rifiuto”. Nel XVI secolo la Santa Sede affidò il castello alla famiglia dei Marchesi Longhi (attuali proprietari) che lo trasformò nella propria residenza estiva e decise di aprirlo al pubblico nel 1990.
Accanto alla storia ufficiale del castello, però, ce n’è un’altra, più misteriosa, fatta di avvenimenti inspiegabili e rumori sinistri che riecheggiano nella notte. All’interno del castello, infatti, si aggirerebbero vari fantasmi, ma i più famosi sono due.
Il primo è Maurizio Bordino (antipapa con il nome di Gregorio VII) che, rinchiuso nel castello, ben presto vi trovò la morte. Il suo corpo, sepolto all’interno del maniero, non fu mai ritrovato. Poi c’è Francesco Longhi-Caetani. Un bambino morto in circostanze misteriose a metà del XIX secolo. Intorno alla sua scomparsa sono nate varie teorie nel corso del tempo, ma tuttora restano ignoti sia gli autori che l’arma del delitto.
Il corpo imbalsamato del piccolo Francesco giace nell’archivio del castello che, come narra la tradizione popolare, di notte riecheggia del pianto di dolore della madre, la Duchessa Emila. Infine una curiosità: il castello ospita il giardino pensile più alto d’Europa, un’oasi sospesa a 800 metri d’altezza.
Anagni: un viaggio nel medioevo nella Citta dei Papi
Anagni è una delle cittadine più belle e ricche di storia della provincia di Frosinone. L’epoca d’oro di Anagni fu sicuramente il medioevo. Fu in questo periodo, infatti, che la città diede i natali a ben quattro pontefici: Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio VIII. Quest’ultimo è passato alla storia, tra le altre cose, per il famoso episodio noto come “lo schiaffo di Anagni”.
Ancora oggi si può accedere al centro storico della città varcando le sue antiche porte di ingresso: Porta Cerere, Porta Santa Maria, Porta San Francesco, Porta Tufoli e Porta San Nicola. Tra i principali luoghi di interesse da visitare nella Città dei Papi c’è sicuramente la Cattedrale di Santa Maria che sorge sulla sommità dell’acropoli ed è il risultato della fusione dello stile romanico e di quello gotico.
Fu qui che, nel 1160, Alessandro III scomunicò Federico Barbarossa e sempre qui fu eletto papa Innocenzo IV. La cripta conserva un ciclo di affreschi del XII secolo raffiguranti scene dell’Antico e del Nuovo Testamento ed è nota in tutto il mondo come la “Cappella Sistina del Medioevo”.
Il palazzo di Bonifacio VIII, invece, venne costruito tra il 1100 e gli inizi del 1200 per volere della famiglia Conti. Questo palazzo fu teatro dell’incontro tra Gregorio IX e l’imperatore Federico II di Svevia, ma soprattutto è il luogo nel quale si sarebbe svolto l’episodio dello schiaffo.
Infine, da non perdere il Palazzo Comunale costruito nel 1163 dall’architetto bresciano Jacopo da Iseo. È formato dall’unione di due preesistenti edifici collegati tra loro da un imponente portico su cui poggia la grande “Sala della Ragione”. Sulla facciata nord si trovano la “Loggetta del Banditore” e gli stemmi della città insieme a quelli della famiglia Orsini e della famiglia Caetani.
Il percorso speleologico tra le grotte di Pastena e Falvaterra
Le grotte di Pastena e di Falvaterra costituiscono un unico, grande, complesso sotterraneo al quale si può accedere sia dal Comune di Pastena che da quello di Falvaterra. Le grotte di Pastena furono esplorate per la prima volta nel 1926 dal barone Carlo Franchetti ed iniziarono a richiamare turisti già l’anno successivo.
All’interno si trovano due percorsi: il ramo attivo inferiore ed il ramo fossile superiore. Quest’ultimo è definito fossile perché da migliaia di anni non avviene più il processo di stillicidio, cioè quel processo che crea le stalattiti e le stalagmiti. In questo complesso speleologico, uno dei maggiori d’Italia, è possibile ammirare la maestosità del carsismo sotterraneo. Se la stagione è stata piovosa la visita sarà resa ancora più suggestiva dalla presenza di laghetti e cascate.
La parte attiva delle grotte di Pastena è direttamente collegata con quelle di Falvaterra, dopo un percorso di circa 2.5 km. L’azione incessante delle acque sotterrane ha determinato la formazione di queste spettacolari grotte, sviluppatesi all’interno delle rocce calcaree di Monte Lamia.
La bellezza di questo luogo incontaminato ha fatto sì che tutta l’area del piccolo fiume ed il complesso ipogeo divenissero Monumento Naturale della Regione Lazio nel 2007. L’area protetta si estende per più di 130 ettari e comprende tutto il bacino imbrifero del Rio Obaco fino alla sua confluenza con il Fiume Sacco. Il percorso delle grotte di Falvaterra è caratterizzato da aree attive e ricche di acqua, con cascate e rapide, e da zone più tranquille, in parte fossili, con forre, laghi e stalattiti.
L’Abbazia di Casamari: un gioiello della architetture cistercense
L’Abbazia di Casamari si trova nel comune di Veroli ed è uno dei più importanti esempi di architettura gotica cistercense in Italia. Il suo nome deriva dal latino e significa “Casa di Mario”. Il riferimento è a Gaio Mario, celebre condottiero e console romano il cui nome è ricordato anche dalla strada lungo la quale sorge l’abbazia: via Mària, appunto.
L’abbazia venne fondata dai monaci Benedettini nell’XI secolo. Nel corso dei secoli si susseguirono periodi di splendore ed altri di declino, mentre ai Benedettini si sostituirono prima i Cistercensi e poi i Trappisti.
L’Abbazia di Casamari ha una ricca e prestigiosa biblioteca alla cui realizzazione contribuirono tanto i Benedettini quanto i Cistercensi. Tuttavia, fu proprio l’arrivo dei Trappisti, nel 1717 che segnò la rifioritura della biblioteca e, più in generale, della vita culturale nell’abbazia. Seguendo le orme degli antichi amanuensi medievali, i monaci Trappisti copiarono molti libri liturgici e compilarono interessanti cronache del monastero del ‘700 e dell’800, molte delle quali conservate nell’archivio.
Dal punto di vista architettonico l’Abbazia di Casamari ricorda i monasteri francesi, ispirandosi ai canoni della semplicità e funzionalità, propri dell’ordine dei Cistercensi. L’intero complesso appare magnificamente austero e, proprio grazie alla pietra chiara e spoglia che riveste l’interno, è in grado di generare un senso di pace e perfezione.
L’abbazia è a tre navate, con abside e transetto, interamente costruita in pietra lavorata senza stucchi decorativi né opere pittoriche che possano distogliere l’animo dei fedeli dalla contemplazione del divino. Infine tutto è perfettamente illuminato dalla luce del sole che filtra attraverso le vetrate di alabastro.
Questi cinque luoghi non sono sufficienti a descrivere la bellezza e la ricchezza culturale di un’intera provincia, ma possono essere un punto di partenza per iniziare a conoscere un territorio che continua a restare autentico, fedele a sé stesso, fuori dei circuiti di massa e, proprio per questo, meta ideale per chi ama il turismo lento.
9 commenti
Tra le località menzionate nell’articolo conosco solamente l’Abbazia di Montecassino, che ho visitato qualche anno fa. E’ talmente bella che la rivedrei molto volentieri!
Sono anni che desidero esplorare il Lazio fuori Roma, che complice la scelta di raggiungere la capitale con il treno, mi è sempre rimasto precluso. Questa guida mi costringerà ad aggiungere diverse tappe al mio itinerario, che diventa sempre più affollato. Ma sono contenta di aver trovato quelle che mi sembrano piccole perle da non lasciarsi sfuggire.
Mi hai dato un ottimo spunto!
Sarò in Lazio nella zona di Frosinone proprio alla fine di luglio e non avevo mai sentito parlare delle Grotte di Falvaterra!
Ho deciso di inserirle nel mio itinerario, grazie di cuore!
Anagni e le grotte di Falvaterra sono da tempo nei miei pensieri, arte e natura all’enesima potenza, per un viaggio cultural naturalistico come piace a me. Spero di riuscire presto, forse di ritorno dalla Campania in luglio!
Io purtroppo conosco solo l’Abbazia di Montecassino, tutti gli altri luoghi sono a me sconosciuti. Le grotte di Falvaterra sono meravigliose.
Questa è una delle zone meno conosciute del Lazio, e invece vanta gioielli storici e architettonici degni di nota. Tutti i borghi ammaliano con le loro leggende e con il folklore popolare. Dovrebbero pubblicizzarle un pò di più secondo me..proprio come è stato fatto in questo articolo.
Tra le località menzionate nell’articolo conosco solamente l’Abbazia di Montecassino, che non ho mai visitato! Non sono mai stato nella provincia di Frosinone potrebbe essere una meta per un weekend in particolare la Grotta mi ispira un sacco!
Sono stata spesso nel Lazio ma mai nella provincia di Frosinone, certo che i luoghi da vedere sono tanti e sembrano tutti molto interessanti, che faccio metto in lista per quando tornerò completamente italiana ?
Sono stata ad Anagni ma ero davvero molto molto giovane. Devo assolutamente tornare da queste parti ed approfondire il territorio