Elimeli è un blog elegante e minimalista, leggero come la libellula del suo logo, tatuata anche sul braccio della sua autrice, ma profondo come i migliori libri di viaggio. Da grande appassionata di Asia, Elisa dedica molti articoli alla scoperta delle mete più amate dai backpacker, ma sempre con lo sguardo della viaggiatrice attenta e curiosa. In questa intervista puoi scoprire qualcosa di più del suo modo di viaggiare e le sue mete preferite.
Con chi viaggi di solito?
Viaggio sempre in coppia, con Luca, mio compagno di vita oltre che di viaggi. Condividiamo gli stessi interessi: amiamo entrambi la natura, le grandi città d’arte, le lunghe camminate e i voli aerei, soprattutto quelli con scalo. Siamo entrambi appassionati di cultura orientale e amiamo molto l’Asia, verso cui non vediamo l’ora di ripartire.
Per noi viaggiare insieme è un modo per arricchire il rapporto, ci fa sentire ancora più legati perché raggiungere luoghi nuovi significa condividere non solo il bello del viaggio, ma anche la fatica, le situazioni impreviste, il caldo, qualche difficoltà.
Mi sento fortunata perché so bene quanto non sia scontato trovare nel proprio compagno anche un viaggiatore appassionato, che ha voglia di esplorare il mondo fuori dalla propria zona di comfort. Soprattutto nei Paesi in cui il modo di vivere, le usanze e anche ciò che si mangia sono estremamente diversi dal nostro, è importante avere al proprio fianco una persona affine e disposta a “buttarsi”.
Viaggiare può avere un potere molto forte nel consolidare i legami o nel farli scricchiolare. Noi fortunatamente ci siamo trovati nel momento giusto, sulla stessa lunghezza d’onda. Se non avessi incontrato lui, probabilmente avrei continuato a viaggiare da sola.
Qual è il tuo stile di viaggio?
Non saprei dire qual è il mio stile di viaggio, né se ne ho uno vero e proprio. Per me ogni viaggio è diverso e sia io che Luca siamo molto adattabili a seconda della destinazione.
I nostri viaggi sono accomunati da alcuni aspetti. Ci piace essere indipendenti, non amiamo i viaggi di gruppo né tantomeno gli itinerari preconfezionati. Qualsiasi sia la destinazione, ci piace scegliere le rotte da seguire secondo i nostri interessi, anche quando viaggiamo accompagnati da guide o agenzie locali.
Prima di partire ci documentiamo e solitamente organizziamo le tappe principali, cercando però un buon equilibrio fra il “vedere” e i momenti in cui fermarsi per assorbire i luoghi, il contatto con le persone, i sapori e tutto il resto.
Per noi viaggiare è soprattutto andare alla ricerca del diverso, esplorando non solo luoghi sconosciuti, ma anche le pieghe del nostro animo. I nostri viaggi infatti non sono mai da relax in spiaggia, anzi, a volte assomigliano più a dei percorsi di endurance, fatti di tanti chilometri a piedi e con ogni mezzo di trasporto possibile. Meglio se pubblico, per entrare in contatto con le persone e la cultura locale.
Nei nostri itinerari infine non mancano mai le escursioni nella natura, a fare un po’ da contraltare alle visite in città, soprattutto quelle caotiche e piene di tuk tuk che strombazzano da ogni direzione (e che adoriamo).
Cosa non può mancare nel tuo bagaglio?
Ci sono tre cose di cui non posso proprio fare a meno: zaino, scarpe da ginnastica e un quaderno per appunti (con tante pagine!). Lo zaino e le scarpe da ginnastica perché come vi raccontavo poco fa, in viaggio camminiamo sempre tanto, quindi per me è molto importante la comodità. Quando sono in giro non devo preoccuparmi di dove metto i piedi, di dove metto le cose: ho bisogno di accessori che mi diano sicurezza e serenità, per potermi concentrare sul resto.
Le mie scarpe preferite in viaggio sono quelle da corsa e da trekking: di solito porto con me uno o due paia già ben collaudati, a prova di vesciche e camminate sfiancanti. Le indosso anche quando sono in posti molto caldi per non rischiare di inciampare e farmi male.
Anche lo zaino da viaggio per me è indispensabile, lo uso sempre: prima come bagaglio a mano, poi al posto della borsa. Lo uso per portare con me tutto il necessario, dai documenti alla fotocamera, ed essendo molto più capiente di una borsetta normale c’è posto anche per tante altre cose utili come un ombrello per ripararsi dal sole, le guide di viaggio e i miei taccuini di viaggio. Forse non è molto fashion, ma si accorda con il mio spirito libero.
E poi c’è almeno un quaderno per appunti ovviamente, non parto mai senza. Scrivere è da sempre un modo per relazionarmi con il mondo e con me stessa, sia nella vita di tutti i giorni, che nei luoghi dell’altrove.
Qual è la destinazione dei tuoi sogni?
Non credo di avere una destinazione sola dei miei sogni, ci sono troppi posti al mondo che vorrei vedere per sceglierne uno solo. Per me la vera destinazione da sogno è l’Asia. Cambogia, Myanmar, Laos, Thailandia, India, Cina… Giappone, Corea, Indonesia… e ancora Vietnam, dove spero di tornare prima o poi. Il mio sogno della vita è di partire per un lungo itinerario, attraversando molti di questi confini.
Da sempre ho un trasporto inspiegabile e profondo per i Paesi asiatici. Non solo per la bellezza dei luoghi, le antichissime civiltà e le grandi città, così caotiche e piene di contrasti. È soprattutto la ricchezza culturale dell’Asia ad affascinarmi, la sua spiritualità, il rapporto con la natura e la vita.
In Asia le persone affrontano le piccole e grandi incertezze di tutti i giorni in modo diverso da noi occidentali: con pazienza, accettazione, capacità di pensare che ogni cosa fa parte di un ciclo. C’è gentilezza nel loro modo di vivere, una cosa a cui spesso noi non diamo troppa importanza.
Vi racconto due episodi che secondo me spiegano bene cosa intendo. Vedendoci camminare lungo le vie di un piccolo villaggio fra le montagne del Nepal, un gruppetto di bambini ci è corso incontro solo per regalarci dei fiori e dire namaste. Senza chiedere nulla in cambio. E poi sono scappati via, contentissimi di averci salutati e averci detto il loro nome.
E a Bhaktapur, il gestore di una piccola homestay ci ha accolti durante le celebrazioni di Gai Jatra come fossimo membri della famiglia, invitandoci a partecipare al corteo per la madre mancata da poco. Una festa in cui a ritmo di tamburi e danze si celebrano i defunti. E la vita.
Cosa hai imparato dai tuoi viaggi?
Credo che la cosa più importante che ho imparato sia la relatività. Viaggiare mi ha insegnato a ridimensionarmi, a riconsiderare il posto che ognuno di noi occupa nel mondo. Mi ha insegnato che il proprio modo di vedere le cose è solo uno dei tanti possibili. E che spesso, i problemi che ci rendono insoddisfatti non sono che lamentele inutili, se le rapportiamo ad altre realtà.
Non voglio fare della facile retorica — credetemi, non lo è affatto — ma quando mi capita una giornata storta, in cui tutto mi sembra difficile, ripenso alle persone che ho incontrato nelle zone più remote del Vietnam o del Nepal. Dove intere famiglie vivono in minuscole case sull’acqua nella periferia di Hanoi, senza corrente elettrica, con il livello del fiume che si innalza di anno in anno e i monsoni riversano piogge torrenziali sui loro tetti.
Dove, nei villaggi a sud di Kathmandu, ci sono ancora tante famiglie terremotate che dal 2015 vivono in una baracca di lamiera molto più piccola del mio soggiorno, senza acqua corrente né un bagno. Dove nelle regioni ai piedi dell’Annapurna persiste ancora l’usanza dei children marriage, nonostante siano vietati, e i bambini si devono sposare a 11 o 12 anni. Ripensare a queste cose mi fa vedere tutto da un’altra prospettiva.
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